Quando ero bambina, pensavo che il mio papa' fosse il più bello e il più forte di tutti, che da grande avrei sposato il mio primo amore e che avrei fatto il magistrato; credevo a babbo natale, alla befana e al lupo cattivo, che nel mondo non ci sarebbero più state la fame e le guerre e che i buoni vincessero sempre; avevo paura che i miei genitori morissero o che mi abbandonassero, che mi mandassero in collegio o che mi avessero adottata; credevo nella magia e cercavo di spostare gli oggetti con la forza del pensiero; amavo giocare con i tappi, con le barbie e con la pista delle macchinine, completare gli album delle figurine, guardare i cartoni animati e arrampicarmi sull'albero del vicino per rubargli le ciliegie; raccontavo bugie più grandi di me che poi non ricordavo, difendevo sempre i bambini più deboli e non di rado facevo a botte con i maschi; mi piaceva sdraiarmi nei prati e guardare le nuvole nel cielo, esprimere un desiderio se vedevo la scia di un aereo, raccogliere i fiori e farne collane che non duravano mai fino a casa, giocare all'esploratore ed inventarmi avversità e pericoli da superare. Trovavo sempre tutto ciò che veniva smarrito.
Oggi penso ancora che il mio papa' fosse il più bello e il più forte di tutti, non so più raccontare le bugie, arrampicarmi sugli alberi ne' giocare; non credo più nella magia, nella giustizia e nei lieto fine, non sono diventata un magistrato, non ho sposato il mio primo amore, ma continuo a difendere i più deboli.
Non sono sicura di non essere stata adottata e la morte e' arrivata puntuale come pure l'abbandono ed il collegio; continuo ad essere attaccabrighe, e se mi capita rubo ancora le ciliegie; non ho imparato a fare le collane di fiori, ma mi sono specializzata nell'affrontare le avversità, quelle reali e quelle immaginarie... Come allora trovo sempre ciò che perdo, ma ho difficoltà con la strada, quando cerco quella giusta.
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