lunedì 27 maggio 2013

Vorrei tornare bambina

Quando ero bambina, in famiglia dicevano che avevo un caratteraccio, che ero un demonietto dispettoso, prepotente e viziato, ma dicevano anche che ero tanto dolce e coccolona.

Ero così forte e così fragile al tempo stesso...

Sapevo sempre cos'era giusto e cos'era sbagliato; sapevo cosa volevo, sapevo cosa desiderare, chi volevo diventare; sapevo chi erano mia madre e mio padre, mia sorella, la mia famiglia, sapevo chi ero io; niente era messo in discussione, tutto era chiaro e limpido: due più due faceva quattro; se facevi del bene andavi in paradiso, se facevi del male andavi all'inferno; i cattivi e gli orchi esistevano soltanto nelle favole, o in prigione e niente e nessuno poteva farmi del male, perchè c'erano mio papà, la mia famiglia, la mia casa a proteggermi da tutto e da tutti...

Loro non sapevano certo, come potevano saperlo, che avrebbero dovuto proteggermi da me stessa, nemmeno io lo avrei mai potuto immaginare...

Come si fa ad insegnare che il bene ed il male sono dentro di noi?

Ricordo che qualcuno mi mise in guardia, provò a farmi aprire gli occhi, ma io non ascoltai, non volli ascoltare, nemmeno quella vocina che mi parlava da dentro e che mi diceva che c'era qualcosa di sbagliato, che c'era qualcosa di cattivo, di maligno nel posto dove stavo andando; quella strada mi avrebbe portato lontano, troppo lontano, talmente lontano da non ricordare più nemmeno chi fossi stata un tempo, quale forma avesse la mia anima, il mio cuore...

Da piccola, invece, sapevo tutto: sapevo chi ero, chi volevo diventare, e chi non volevo diventare; sapevo chi mi amava veramente, e chi non mi amava per niente.

Quando esattamente si è fatto tutto così confuso?

Da piccola mi andavo a nascondere sempre nei posti più impensati, non mi trovavano mai. Il mio nascondiglio preferito si trovava in camera dei miei: era un piccolo tavolinetto basso di legno, chiuso sui tre lati; dall'interno si estraeva all'occorrenza un puff rotondo rivestito di pelle marroncina. Io mi infilavo all'interno del mobiletto e poi mi chiudevo dentro con il puff. Era impossibile immaginare che potessi essere rannicchiata lì dietro, ed infatti non mi trovavano mai.
Ecco, quando volevo nascondermi dopo una sgridata, o dopo una marachella, o anche soltanto per attirare l'attenzione in modo che tutti si preoccupassero per me (se si preoccupavano voleva dire che mi volevano bene...), io mi infilavo lì dentro e scomparivo per un po', e con me sparivano anche tutti i miei guai, le mie preoccupazioni. Il più delle volte, quando riemergevo, erano tutti talmente sollevati dall'avermi ritrovato, che nessuno si ricordava più cosa avessi combinato e venivo subito perdonata, qualsiasi cosa avessi fatto.

Era tutto così facile...

Vorrei tornare bambina per infilarmi ancora nel mio posto preferito: chiudere fuori tutto e tutti, sparire per un po', giusto il tempo di far sentire la mia mancanza, giusto il tempo di far sparire tutti guai, di far sparire tutto il male...

Come per magia.

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