lunedì 29 novembre 2010

L' ascensore

Mai in vita sua salire su un ascensore l' aveva emozionata così tanto. Lui le aveva ceduto il passo e lei era entrata, temendo di fare la fine dei pugili quando si chiudono all'angolo: senza una via d'uscita, alla mercé degli attacchi dell'avversario.
Non avevano mai condiviso uno spazio così ristretto, non erano nemmeno mai stati così accessibili l' uno all' altra.
Sentiva il suo sguardo su di lei e avrebbe voluto ricambiarlo, ma temeva le si leggesse dentro la voglia che aveva di avvicinarsi a lui, di sentire il suo odore, la forza delle sue braccia chiuse in un abbraccio, la dolcezza di un suo bacio.
Desiderava ardentemente che il tempo si fermasse, o più verosimilmente che l'ascensore lo facesse, un blocco improvviso, un guasto o un' assenza di corrente; questo li avrebbe trasportati in un' altra dimensione, loro chiusi lì dentro, il resto del mondo lasciato fuori; chiusi, al riparo da loro stessi, dalle loro vite, dalle loro paure, forti del significato che quello scherzo del destino stava dando al loro incontro, quasi a volergli dire: "siete qui perchè lo voglio io, perchè siete destinati, non potete sfuggirvi!".
Invece l'ascensore aveva concluso la sua breve/lunga corsa, stupendosi per l' elettricità che quei due passeggeri sembravano sprigionare, eppure ne era sicuro: non erano macchine, quei due; pulsavano i loro cuori, e velocemente; erano sospiri quelli che credeva di aver udito tra una parola e l'altra, ne era certo! Aveva assistito a qualcosa che non riusciva a comprendere esattamente, una strana atmosfera si era creata all' interno del suo abitacolo, ma lui non riusciva a spiegarsela. Lei invece sì, se la spiegava e continuava a pensare che i ricordi più belli ed emozionanti della sua vita erano spesso legati a cose che non avrebbe dovuto fare e che invece aveva fatto, trasgredendo a delle precise regole imposte a se' stessa, quando e perchè non lo ricordava più!

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