Da piccola avrei voluto saper parlare perfettamente l'inglese, o qualsiasi altra lingua straniera, così da poter scrivere il mio diario segreto senza che i nonni (presso i quali vivevo) potessero decifrarne il contenuto. Perché il mio diario lo chiudevo con il suo lucchettino, e lo nascondevo, e ne imboscavo anche la chiavettina, ma il naso di mia nonna arrivava ovunque e capivo, da piccoli ed insignificanti segnali, che lei conosceva i miei innocenti segreti!
Un po' per il timore che quei pensieri venissero rubati, un po' per l'imbarazzo che provavo nel rileggermi a distanza di tempo, un po' perché i miei sogni e desideri più intimi tendevano a scontrarsi con una realtà che infrange e delude..., insomma, per tutti questi motivi, non ho mai più scritto di me o di qualcosa di diverso rispetto alla lista della spesa!
Adesso che ci penso pero', c'è qualcosa che ho scritto in questi ultimi anni: da quando i miei figli hanno iniziato a parlare e ad esprimere il loro pensiero, mi sono trascritta su un'agenda le loro frasi più belle, le più curiose, quelle che sapevo che avrei potuto dimenticare e che invece un giorno avrei voluto rileggere, consapevole di avere per le mani il libro più bello mai pubblicato al mondo!
Questo mi fa pensare alle motivazioni più semplici che portano le persone a scrivere di se'.
Facendo una banale analisi della sottoscritta, direi che nella mia vita ho scritto nei momenti più felici per ricordarli, in quelli più tristi e difficili per sfogarmi, e poi nei periodi più complessi per cercare di capirli, ed una cosa effettivamente l'ho capita: scrivere e' pericoloso, molto pericoloso! Si rischia di convincersi che quelle parole in bianco e nero siano la sola ed unica verità, che siamo veramente come ci descriviamo, o che pensiamo davvero le cose di cui, così seriamente, parliamo! In fondo, non c'è mai una sola verità, soprattutto dentro noi stessi, e scriverne e' un po' come mettere le radici ai nostri pensieri.
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